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La storia del Molino Serra

Il Molino Serra è anche detto “Mulino della Traversa”, nome che prende dal rio Traversa, o Traversola (ma in loco assume però anche altre denominazioni, attestate in alcune mappe, come ad esempio “rio Bardella”), che si diparte fra Berzano e Albugnano per poi proseguire, attraverso Moncucco e Castelnuovo don Bosco fino a Villafranca d’Asti, dove si immette nel torrente Triversa, a sua volta tributario in sinistra orografica del Borbore, questo a sua volta affluente del Tanaro.

Lungo la valle del Traversola si trovavano, oltre al nostro, altri mulini: meritano una menzione, per la loro importanza storica quelli di Mainito (posto ai confini fra i territori di Castelnuovo, Capriglio e Buttigliera) e quello del Casale (ubicato fra Montafia e Villanova).

Transiti e commerci hanno fatto da sempre parte integrante della storia di questo territorio, e non si può non evidenziare la posizione strategica del mulino della Traversa. Esso si trova a pochi metri dalla strada che collega Castelnuovo don Bosco e l’Alto Astigiano con il Chivassese e la zona del Po. Fu questa una zona di transito fin dall’antichità, come documentano numerosi reperti archeologici recuperati nel territorio. Fin dal medioevo poi proprio dal mulino si dipartiva un crocevia di strade che collegava da un lato ai Borelli (antica località vocata all’estrazione del gesso) e da qui, attraverso Moncucco e Moriondo, proseguiva in direzione di Chieri e Torino, dall’altro verso l’antico castello di Pogliano e la canonica di Vezzolano, luogo quest’ultimo di cui non è necessario richiamare l’importanza storica.

Poco discosta dal Mulino si trovava inoltre l’antica cappella, detta “dei Santi”, o meglio “dei tre Santi”, poi distrutta in età napoleonica. Di questa cappella, sul cui sito venne successivamente ricostruito un più modesto pilone, ancora si può osservare un pala seicentesca custodita nella chiesa parrocchiale di Moncucco, presso l’altare di San Carlo, raffigurante la Vergine col bambino, San Michele e i santi Solutore, Avventore, Ottavio. La cappella dei Santi era al centro di una vasta tenuta agricola appartenuta a partire dal XVII secolo ai padri dell’Eremo Camaldolese di Torino, ma prima ancora possedimento dell’abbazia di San Solutore di Torino.

Il mulino sorse dunque in una posizione strategica, sia per la forza idraulica del Traversola, che per la facilità di accesso che garantivano le numerose strade che qui convergevano da più parti.

La prima attestazione nota dell’esistenza del “Mulino della Traversa” compare nella Relazione generale dell’Intendente d’Asti sullo stato della Provincia, redatta dal Giovanni Francesco Balduini di Santa Margherita fra il 1750 e il 1753, che trattando delle risorse economico-commerciali del territorio moncucchese, segnalava l’esistenza di due impianti molitori: “vi è un molino che serviva l’acqua dal rivo denominato la Traversa e quello di ragion feudale spettante al Signor Marchese di Rosignano”, quest’ultimo probabilmente identificabile in uno dei mulini posti lungo il corso del rio Fontanelle.

ricerca storica a cura di Gianpaolo Fassino - Società di storia, arte e archeologia per le province di Alessandria ed Asti


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